Intollerante?

Intollerante? L’ho capito dallo sguardo

“Ho guardato per qualche secondo una sorgente luminosa e quell’affare mi ha detto che sono intollerante al lattosio”.
Questa è solo una delle fantascientifiche testimonianze che animano le mie giornate (ci si potrebbe scrivere davvero un libro).
Ahimè, il trend è in crescita.
Vi siete mai chiesti quanto il test effettuato fosse attendibile?
Su quale criterio scientifico si fonda?
Fatevi sempre queste domande, specie se si parla della vostra salute.
Premesse a parte riguardo l’intolleranza al lattosio (di cui parleremo in futuro dettagliatamente), l’unico test ad oggi riconosciuto dalla comunità scientifica nella sua diagnosi è il Breath Test (o H2-Breath Test).
E’ un test non invasivo ed economico, necessario per indagare la capacità di digerire il lattosio. Diversi studi dimostrano che il questo tipo di test ha una buona sensibilità (circa 77,5%) ed una eccellente specificità (circa 97,6%). Con tale test si valuta la presenza di idrogeno nel respiro del paziente effettuando una serie di misurazioni secondo un metodo ampiamente testato.
In caso di malassorbimento del lattosio, dopo l’assunzione di quest’ultimo, dovuto alla mancanza dell’enzima che deve metabolizzarlo (la lattasi) per motivi genetici o a causa di fattori esterni, nell’intestino si verificano processi di fermentazione con la produzione di alcuni gas tra cui l’idrogeno. Quest’ultimo viene assorbito nel circolo sanguigno, arriva ai polmoni e viene eliminato con il respiro.
l metodo consiste nel far soffiare il paziente in un beccuccio posizionato su un apposito strumento, chiamato gas-cromatografo, oppure facendo riempire al paziente, sempre espirando, una sacca apposita.
Il test inizia con la registrazione del valore al tempo zero, ovvero registrando la quantità di idrogeno espirata prima dell’assunzione di lattosio (chiamato valore basale).
Successivamente, il paziente deve assumere uno specifico quantitativo di lattosio (25g per gli adulti; nei bambini 1g per kg fino a 25kg) e soffiare nuovamente per le 4 ore successive ad intervalli regolari di 30 minuti. Lo strumento analizzerà la composizione del respiro per verificare se è stato prodotto e in quale misura idrogeno (H2).
Un incremento della produzione di questo gas maggiore di 20 parti per milione (p.p.m.) rispetto al valore basale, indica che il soggetto è intollerante al lattosio.
(Fonte: AILI -Associazione Italiana Latto-intolleranti).

Amo le citazioni, per cui concedetemelo, tutti gli altri test, stregonerie, metodiche farlocche, SONO UNA CAGATA PAZZESCA. Per non parlare di chi, disperato, si presenta dal nutrizionista con un listone di alimenti a cui è risultato intollerante (e li si ride a non finire, si parte dall’intolleranza al pollo e si termina con la papaya).

Basta con le false diagnosi, recati in una struttura adeguata per effettuare la diagnosi di intolleranza al lattosio (Poliambulatori Asl o in Ospedale).
Si rischia di escludere un alimento dalla dieta (in questo caso il latte), credendo di esserne intolleranti sulla base del NULLA.